Allarme sbarchi!

Dopo il crollo del regime di Gheddafi nel 2011, si è potuto assister in Italia ad un aumento esponenziale del numero degli sbarchi e delle migrazioni dalle coste del Nord Africa verso l'Italia. 

Questa situazione sta diventando insostenibile per il nostro Paese sotto vari aspetti, quali quello economico, sociale, materiale, logistico, sanitario... Questi problemi si riscontrano soprattutto nelle grandi città o in tutte quelle località in cui vi sono centri di accoglienza per immigrati e dove la loro concentrazione è particolarmente elevata.

Ma come si è arrivati a questo punto? La mancanza di quali politiche lo ha permesso? Quali obiettivi particolari sono entrati in gioco? Vi è una rete informale di sostegno a questa immigrazione? Domande difficili che richiedono un’analisi a tutto tondo e un esame di coscienza da parte di tutti per gli errori commessi o per le azioni omesse.

Se partiamo dal presente, possiamo facilmente renderci conto dell'evidenza: siamo di fronte ad un percorso migratorio che ha visto drasticamente diminuire i rischi e aumentare i flussi. La presenza di migranti non più solo africani e originari di paesi a forte instabilità lo dimostra. Ad oggi, anche Pakistani e bengalesi giungono prima in aereo a Tripoli per poi intraprendere una traversata che può avere questo nome solo per la parte garantita dai soccorsi. Per il resto è una farsa.

Fino a non troppo tempo fa la traversata era quella via Zodiac, o gommone analogo, verso una grande barca, spesso fornita da pescatori locali, che fungeva da piattaforma galleggiante in attesa dei soccorsi. Oggi si preferisce risparmiare ancora di più. Gommoni standardizzati fabbricati probabilmente in Cina (qualcuno dice in Italia, ma è probabile che alcuni italiani operino soltanto come importatori dei gommoni), con una capienza di circa cento persone ciascuno, diventano piattaforme una volta giunti al limite delle acque territoriali libiche.
I trafficanti risparmiano ampiamente sul carburante, che è lo stretto necessario per arrivare in zona soccorsi, cioè più o meno sul limite delle acque libiche. Costi abbattuti e rischi anche. Gommoni o imbarcazioni, che se vanno perse non costituiscono una grande perdita economica, ma che possono essere anche riutilizzate se non distrutte, come spesso avviene.

A costoro si aggiungono poi i richiedenti asilo, spesso usati come moneta di scambio o come pretesto per avviare scambi commerciali nascosti tra Stati.


In un recente viaggio in Puglia, ho personalmente avuto l'occasione di vedere diversi ragazzi provenienti da un centro d'accoglienza di Taranto, prendere il treno per recarsi "in gita" a Bari, perfettamente vestiti e accessoriati dalla municipalità tarantina, con scritte ben evidenti su abiti e zainetti "Città di Taranto". Considerando il numero importante di immigrati accolti in questi centri, quanto costa alle città fornir loro per ogni cambio giornaliero abiti, intimo e accessori vari? Non mi sembra che lo stesso trattamento sia riservato anche ai tanti senza fissa dimora italiani.

Lungi da me far del popolismo, ma le motivazioni che spingono a tollerare questa situazione per lo Stato sembrano essere tutt'altro che umanitarie. E questo dovrebbe far riflettere.

Quanto questa situazione potrà perdurare? Cioè, quanto gli italiani tollereranno ancora questo stillicidio economico sotto il nome di dovere di assistenza?

Commentaires

Posts les plus consultés de ce blog

La méthode "des petits pas" de la construction européenne

Le principe de l'utilisation non dommageable du territoire, un principe presque inconnu ou souvent négligé

Sur quoi se fonde le droit international public?