Auguri Roma, città eterna !

Per i 2771 Annie della città eterna, abbiamo deciso di onorarla e renderle omaggio con questo articolo di un suo cittadino, ormai lontano, ma non per questo meno innamorato di questa straordinaria ed unica città. 

Auguri Roma !





« Oggi è il compleanno di Roma, una data ed una città essenziali per la STORIA. Permettetemi di onorare il genetliaco della mia città con commenti e ricordi. Grazie.

21 APRILE 2018
2.771 ANNI AB URBE CONDITA

 







Tu regere imperio populos, Romane, memento:
hae tibi erunt artespacisque imponere morem,
parcere subiectis et debellare superbos. »

tu, o Romano, ricorda di governare i popoli,:
queste saranno le tue arti, e d’imporre la civiltà con la pace,
risparmiare gli arresi e sconfiggere i ribelli. »

(Publio Virgilio Marone, Eneide, VI 847-853)

Buon Compleanno Roma!, Buon Compleanno mia città.

Ci sono nato tanti (troppi) anni fa. Ci ho vissuto per metà della mia vita, e oggi ci vivo lontano. Per scelta. Trista ma valida.

La conoscevo come le mie tasche, oggi? non lo so! Come luoghi sì come altro non più. Ma la sua storia la conosco bene, da posto di scambio di sale pellicce vasi e metalli a sonnacchiosa città papalina, da Capitale di un Impero e maestra di vita di leggi uomini e armi a Capitale di una disastrata Repubblica.

La conosco talmente bene che proprio questa conoscenza mi ha impedito di diventare pazzo. Eh già! 

Mentre ero rinchiuso nelle galere Thai sotto false accuse [da cui fui sollevato e dichiarato innocente] avevo dei momenti di enorme sconforto. Son fattacci che non fan bene al proprio equilibrio mentale svegliarsi dietro sbarre e cemento la notte in mezzo a corpi maleodoranti, sudati e scorreggianti in un’atmosfera umida, in uno stanzone omologato per 30, ma abitato da 60, spesso senz’acqua per i bagni se il secondino in carica era troppo ubriaco per ricordarsene. Specialmente se sei innocente.
.
Chiudevo gli occhi e mi obbligavo ad andare a spasso per le strade di una città. A piedi. Lugano, Los Angeles, Marbella, Londra, Genova. Ovviamente le strade di Roma erano quelle che “frequentavo” di più.

Eh sì andare con la mente a piedi da piazza Mazzini fino a Piazza Navona, come facevo da ragazzino con Luciano, mi calmava, placava la mia frustrazione [e ne avevo! Rischiavo 8 anni di quella merda senza aver commesso un crimine!!] mi rimandava al sonno. Come amavo la mia Roma allora!.
Il problema era che quella che ricordavo e rivivevo con la mia mente era la Roma di 15 anni prima, anche 20. Quando ci ritornai, dopo la sentenza di assoluzione, fu uno choc. Traffico, extracomunitari, bordello, quartieri della mia infanzia vuoti pieni di uffici. Un vero choc. Da allora non passa giorno che non ci pensi. Soffrendo.

La Roma di via della Giuliana dove sono nato, all’epoca aveva al centro le rotaie del tram che andavano da Piazzale Clodio (allora non c’era il Tribunale, parlo degli anni ‘58/’59..) a Piazza Cavour e da lì si dipanavano per la città.
Noi ragazzini scappavamo dal controllo dei genitori e piazzavamo i tappetti della birra o della gazzosa dove passavano le rotaie. Se li piazzavi bene il peso del Tram li appiattiva come piccoli piattini. Li usavamo per giocare a sottomuro. Quelli normali invece li usavamo come le palline che facevamo correre sulle piste di sabbia al mare. Sui marciapiedi vicino a Marziali (il più grande bar di via della Giuliana verso il 66) mentre i nostri parenti si mangiavano una granita di caffè con panna noi con i gessetti facevamo le piste e ci sfidavamo.

Ricordo che eravamo a due passi dai giardini di Piazza Strozzi e dai giardini che dividevano in due il famoso Viale Mazzini. Erano e sono ancora giardini con panchine di pietra scomode, sassi, erbacce a alberi stenti. Il più bello, se mamma mi ci portava, era quello di Piazza Mazzini. Al centro una fontana e un laghetto con quattro giardini separati fra loro. Giocarci con le pistole a acqua d’estate era una favola.

Il quartiere detto Prati dicono che fosse stato costruito da un architetto Francese ad imitazione dei boulevards di Parigi. È un bellissimo quartiere, che parte appunto da via della Giuliana e finisce al Tevere. Pieno di persone e societàche son fatte una fama in Italia. Prati è il quartiere dove la Rai ha regnato sovrana per anni prima di finire a Grottarossa. Sarò passato per anni per via Teulada perché mi era comoda per salire all’Osservatorio, quante volte da 18enne son scappato dalle grinfie delle nottole per toccare le palle del cavallo di Viale Mazzini prima che lo chiudessero..

Prati è attraversato da Viale Angelico, la strada che parte dalle mura del Vaticano in piazza Risorgimento, e arriva a ponte Milvio ed alla Cassia.

La strada dove il 4 giugno 1944 mio padre Ugo e mio zio Pietro Barone si affollarono ad applaudire le truppe Alleate che vi transitavano per inseguire i Tedeschi sulla Cassia sulla Flaminia e sulla Salaria. Loro applaudivano, rimediavano le sigarette americane, la cioccolata e i chewing-gum mentre mia madre e mia nonna che si erano svegliate senza trovare gli uomini di casa disperate li cercavano temendo che fossero stati rastrellati dalla PAI (Polizia Africana Italiana) per esser mandati in Germania. 

Le due piangevano (mi diceva mia mamma) e loro due arrivarono allegri e soddisfatti. Due Pasque. Mia madre non credo ma mia nonna da buona Napoletana gliele deve aver cantate..

Negli anni fra il 1958 e il 1961 la tarda primavera e il primo autunno erano le giornate migliori perchè il caldo era sopportabile (aria condizionata = fattore ignoto) e la gente passeggiava volentieri, pigramente aspettava il tram verso Piazza Risorgimento per guardare le vetrine di via Ottaviano o di Via Cola di Rienzo. Una immagine mi si rivive nella mente: la Famiglia Marziali (Madre Padre e figlia) che chiude il Bar, tira giù la saracinesca e piano piano si incammina verso piazzale Clodio. Erano tutti e tre obesi [per i maligni, moooolto più di me oggi…]. La Signora faceva ondeggiare una grossa borsa e mio papà (in canottiera) che commenta: ”tehGuarda! lì dentro ci sarà l’incasso della giornata, almeno 30.000 lire (lo stipendio mensile di un impiegato) e lo porta come fosse un foglio di carta!”. Si era sposato ed ero arrivato io, stava scalando faticosamente il mondo della distribuzione cinematografica aiutato dalla sua conoscenza dell’Inglese, aiutando i miei tre zii a farsi strada nel mondo. Pietro fu quello che lo aiutò a farlo lavorando gestendo e dirigendo alcune orchestre, lui che era concertista diplomato di violino e pianoforte, dell’Alexander Club il più famoso locale notturno gestito dalla forza militare Alleata di occupazione.

Erano tempi in cui, quando le Banche chiudevano per mezzogiorno, mettevano il cartello “chiuso” appeso ad una catenella che “chiudeva” la porta. Altri tempi. Che Fellini seppe meravigliosamente descrivere in “ROMA”.

Crescendo mi avventuravo verso Monte Mario. Al posto di quella che oggi è chiamata la Panoramica che porta da Piazzale Clodio a Belsito c’erano boschetti di canne, una specie di torrentello e basta. Appena sotto l’Osservatorio c’era una sorta di vialone a cui si arrivava da via Teulada, dove era la Rai, dove giocavamo a lanciare lance fatte con le canne. Io preferivo però giocare sulla Trionfale. Eh già la antica Via Triumphalis che era una via consolare che congiungeva Roma a Veio con le sue curve estreme quando io avevo 12 anni era poco frequentata e noi la vivevamo da pazzi: costruivamo dei bob a ruote senza freni. 4 cuscinetti a sfere erano le ruote una sorta di sterzo con gli spaghi davanti, una tavola su cui sdraiarci e giù per la strada che è assai ripida, se qualcosa andava male ci si buttava fuori dalla tavola e buona fortuna al mezzo. Ovviamente tornavamo a casa sbucciati, feriti, con i pantaloni rovinati e volavano ceffoni, proibizioni, punizioni. Per cui eran avventure rare, ma mica smettevamo! No!

Poi arrivò l’Hotel Hilton e via Trionfale si diede una ripulita, fu costruita la Panoramica e boschetti, torrentelli canne sparirono. 

Noi ragazzini? Crescemmo.
Sono sicuro che pochi ancora se ne ricordano di quei tempi pazzi e spensierati.

Anche questa è Roma. Via Trionfale che non ha una numerazione ordinaria, ma ogni portone, negozio ecc. riportava la distanza metrica dal Campidoglio. Le fontane del Centro che ancora erogano acque secondo l’acquedotto dell’antica Roma. 
Roma.
È una città dove dovunque cammini puoi esser sicuro di calpestare terreno sotto cui ci sono, acquedotti o templi o antiche magioni o magazzini dove hanno respirato vissuto e dove son morti coloro che c’erano prima di noi ed hanno contribuito ad attrarre persone, capitali, intelletti e genialità per farne la culla della storia del mondo Occidentale. 
Fonte del sapere, della giurisprudenza, delle lingue, delle religioni vittima dell’indifferenza con cui i suoi ultimi reggitori la fecero tracollare. Vittima di una religione talmente egotistica da avere una forza centripeta dovunque tocca e che quindi io reputo massimamente responsabile del declino antico della mia città. Fede che non si è mai vergognata di prendere dall’antica Religione [di Stato] abitudini e usanze come i Saturnalia che si svolgevano presumibilmente dal 17 al 23/25 Dicembredi ogni anno e che molto ricordano le feste natalizie odierne. Molte cariche sacerdotali dell’antica Roma si son tramandate ad oggi, il Pontifex Maximus che anche all’epoca romana veniva eletto o il papa che provvedeva all’uccisione del toro sacrificale o il bastone dell’augùre così simile a quello che molti Vescovi una volta adottavano.

Roma e la sua storia specialmente quella “Romana”, hanno lasciato un segno sulla crescita e sull’evoluzione del mondo Occidentale indelebile.

Pensare che tutto partì da un piccolo posto di scambio di mercanti Etruschi, Volsci, Latini e Sabini, dove arrivava il sale proveniente dal Centro Nord a mezzo barconi sul Tevere o a mezzo carriaggi quando la stagione non consentiva l’arrivo via fiume, che prosperò di mercanzie e commerci fino ad avere una sua autonomia mercantile e politica dalla onnipotenza Etrusca e crescere sino ad essere la Caput Mundi, formidabile città guerriera, creatrice di leggi imparziali ed eque consuetudini. 

Il primo giorno che misi piede nel Foro Romano rimasi immobile a guardarmi intorno, muto, pensando che lì dov’ero migliaia di anni prima Scipione, Cesare, Cicerone avevano camminato, parlato, scherzato e pianto.

Non riuscivo a muovermi. Quel pensiero mi annichiliva. Cesare aveva camminato dove ero io senza dubbio, ma anche Ottaviano. Non riuscivo a pensare ad altro. Penso che rimasi piantato lì un buon quarto d’ora, poi mi riscossi e mi unii al resto della classe. Ero in IV Ginnasio, avevo a malapena 15 anni. Mi godetti la mattinata. Ancora ne ricordo ogni passo, era primavera e si stava bene. Meraviglioso!

Da allora non ho più messo piede nel Foro Romano. Non ne ho sentito più il bisogno.

Grazie mia amata Patria (perché io prima di essere Italiano CIVIS ROMANUS SUM!!) per avermi aiutato a ricordare queste cose il giorno del tuo duemilasettecentosettanunesimo compleanno.

Ancora Auguri!!

21 aprile 2018 - 2771 ab urbe condita
AC

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